Questa riflessione nasce da una definizione di Igor Sibaldi dei social network come “mezzi di isolamento” invece di mezzi di comunicazione come siamo abituati a considerarli. Quando interponiamo un sistema elettronico tra noi e un’altra persona certamente perdiamo tutta la comunicazione non verbale, perdiamo le percezioni dell’altro attraverso gli strumenti di cui la natura ci ha dotato per comprendere e abitare l’ambiente in cui viviamo: i 5 sensi.
Ciò implica anche la perdita di un’enorme quantità di stimoli afferenti al nostro sistema nervoso centrale che è costretto ad accontentarsi di stimoli visivi e uditivi mandati da uno strumento elettronico rinunciando agli stimoli tattili, olfattivi e gustativi. Usiamo 2 sensi invece di 5 e ci stiamo relazionando con chip e led, non con un essere vivente, siamo soli davanti ad uno schermo. Anche l’invenzione del telefono ha creato una riduzione degli stimoli infatti nessuno si è mai sognato di equiparare una telefonata ad un incontro, ha le sue regole, possiamo solo sentire la voce dell’altro, per questo è stato sempre visto come qualcosa di limitato ma utile per alcune situazioni, assolutamente inadeguato per altre.
Non sembra così per internet e per i social network, ci sembrano senza limiti ma ce ne sono, anch’essi sono solo strumenti. Molti pensano che far parte di un gruppo, condividere degli interessi, organizzare una protesta insieme ad altre persone su internet, ognuno da casa sua, senza mai essersi conosciuti di persona, senza mai essersi “respirati” sia equivalente a farlo incontrandosi ma non può essere così. Le nostre sensazioni sono impoverite, la nostra emotività si altera, niente ci arricchisce se non c’è corrispondenza tra ciò che siamo e facciamo nel mondo reale e quello virtuale. In pandemia siamo stati costretti a non incontrarci , siamo stati ancorati alla rete internet per lavoro, per studio, per shopping, per 4 chiacchiere con gli amici ma questo, di fatto, ha creato una società psicologicamente più disagiata di prima perchè abbiamo sperimentato quell’impoverimento che abbiamo appena descritto e che ha come conseguenza il renderci più razionali e meno empatici nei rapporti con gli altri quindi più chiusi in noi stessi e soli. Ce ne siamo accorti noi adulti, immaginate cosa può succedere ad un sistema nervoso in crescita, ancora da sviluppare completamente quando è costretto a convivere con questi deficit sensoriali, come e quando imparerà a socializzare, a relazionarsi e ad utilizzare allo stesso modo tutti e 5 i sensi (per non parlare del sesto)? E noi siamo così ipnotizzati dal mondo virtuale da dimenticare che è solo uno strumento e non una realtà alternativa in cui vivere? La realtà (ognuno la propria) è qualcosa di cui possiamo fare esperienza a 360°, vivendola, possiamo fare lo stesso nella realtà virtuale?